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Me and the Others

Coreografie

Docente e Corripetritice

Musica

Direzione

Marcello Algeri

Sabrina Rinaldi

Autori vari

Maria Luisa Rota

Il nuovo lavoro coreografico "ME AND THE OTHERS" è una riflessione che parte prima dall'accettazione di sé e poi dell’altro per arrivare ad una vera integrazione emotiva e sociale e parla di bullismo, di integrazione, di differenze di genere, diversità etniche, inclusione sociale, disabilità...
Imparare a tollerare le nostre mancanze, i nostri errori, le nostre parti più torbide è fondamentale nella nostra vita. Tollerare le nostre “brutture” e i nostri sbagli ci permette di tollerare anche i limiti dell’altro e le paure che l'altro, il diverso, fanno nascere in noi perché non è esattamente come vorremmo e perché "invade" i nostri spazi.
 
Tollerare ed accettare vuol dire riuscire a stare all'interno di un processo di crescita emotiva e culturale senza sentirci troppo scomodi, senza soffrire a tal punto da sviluppare sintomi psicopatologici.
 
La tolleranza delle proprie mancanze, che si traduce nella tolleranza di ciò che di noi non ci piace e di quello che di brutto abbiamo vissuto, rappresenta la condizione primaria per l’integrazione e l'accettazione dell'altro.
 
ME AND THE OTHERS vuole, innanzi tutto, tenere insieme le parti belle e le parti brutte di noi stessi e allo stesso tempo dell’altro e vuole riuscire a riconoscerci e a riconoscere gli altri come esseri umani, degni di rispetto e di affetto.

ME AND THE OTHERS vuole fare accettare l'imperfezione e questo riconoscimento dell’essere imperfetti, soprattutto in una società che ci chiede il contrario e che esaspera la spinta alla performance eccellente, ci permette di non essere spietati con noi stessi quando sbagliamo o quando ci accorgiamo di non essere stati in grado. E al tempo stesso di non sentire l’altro come un “persecutore” quando frustra i nostri bisogni, tradisce le nostre aspettative o minaccia il "nostro territorio".
La diversità e l'imperfezione creano la realtà e la realtà è fatta di mancanze e di ambivalenze e proprio la sua non perfezione ci dà la possibilità di godere di un benessere autentico e ricco di stimoli.
 
Il benessere non è però un traguardo né tantomeno uno stato di piacere permanente. Ma un vissuto emotivo complesso che richiede la capacità di evolversi costantemente, di accettare gli altri, di mettere in discussione il proprio equilibrio, di aprire il proprio "territorio emotivo" e, soprattutto, di mettere in conto emozioni e situazioni scomode, rischiose, diverse che sono la strada per creare una società migliore dove c'è "un solo colore che interessa" che non è quello della pelle ma è quello del cielo.

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